Perché trovare lavoro è così difficile?

Come presentarsi alle aziende evitando gli errori più comuni.

Perché trovare lavoro è difficile?

INTRODUZIONE

Ogni giorno in azienda riceviamo diversi curriculum, candidature, presentazioni. Persone che si avvicinano per proporsi di lavorare con noi. Quella di inviare il curriculum vitae alle aziende è una modalità ancora in uso, soprattutto nella realtà aziendale italiana, tra i giovani neolaureati alla ricerca di un posto di lavoro o laureandi in cerca di uno stage o di un tirocinio formativo da poter svolgere all’interno di un’azienda in vista della tesi.

Il tema della ricerca del lavoro è ampio e complesso, non sarà certo questo articolo ad affrontarne tutte le sfaccettature, ma ci sono alcuni aspetti che mi stanno particolarmente a cuore e che proverò ad affrontare. Non vi svelerò nessun trucco, non è questa la “guida definitiva per scrivere il curriculum”. Come ho dichiarato nel sottotitolo di questo blog, non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno, ma racconto della mia esperienza e della mia visione delle cose. Proverò a dare uno stimolo, a fare una riflessione sulla mentalità o, come si dice oggi, sul mindset che cerchiamo nelle persone, l’approccio che vorremmo che le persone avessero nell’affrontare qualsiasi lavoro, non soltanto quello nel campo della creatività.


 

Il Curriculum Vitae è necessario?

Partiamo innanzitutto dalla necessità di avere un curriculum vitae: sembra quasi obbligatorio averne uno, dover riempire modelli preconfezionati in “standard europei” o altri. E se non ho avuto esperienze lavorative? Se le uniche cose che posso vantare sono i miei studi, magari non ancora conclusi? Come riempirò tutti quei campi? Se ho fatto esperienze lavorative in tutt’altro settore, o lavori stagionali che non c’entrano niente con la mia attuale candidatura, devo inserirli?

È ancora utile scrivere “in possesso di Patente B, automunito, disponibile al trasferimento” ? O ancora frasi fatte tipo “propensione al lavoro in team, ottime capacità organizzative, conoscenza del pacchetto Microsoft Office e dei principali sistemi operativi” e così via? È utile una lettera di presentazione da parte dell’attuale datore di lavoro? Nell’era del lavoro liquido, del lavoro nel digitale, nella creatività, cosa conta davvero?

Come fare, insomma, a far sì che il mio profilo emerga e stimoli le aziende cui scrivo a richiamarmi?


 

L’approccio nella direzione giusta

scrivere un curriculum

Leggendone molti, quello che noto è che arrivano spesso fotocopie gli uni degli altri. Nel nostro caso i campi di azione sono naturalmente quelli del mondo della comunicazione, della grafica, del digital: art director, grafici, copywriter, programmatori, marketers e i più generici “social media cosi” e così via. Sono per lo più giovani o giovanissimi alla ricerca di un’esperienza, spesso la prima. Già, di un’esperienza, ma in quale direzione?

Vi dico che il 90% delle candidature che riceviamo si presentano con una frase tipo “sono sicuro/a di poter crescere molto all’interno della vostra azienda”, oppure “sono sicuro/a che la vostra azienda saprà darmi gli strumenti giusti per accrescere la mia professionalità” e frasi simili, in cui l’intenzione sembra quella di voler apprendere, di voler imparare anziché quella di offrire una professionalità al servizio dell’azienda.

È vero che c’è sempre una prima volta, è vero che la formazione è fondamentale e che le aziende dovrebbero investire di più in questo e farlo nel modo giusto, ma l’approccio che ritengo andrebbe percepito è quello per cui tu che cerchi lavoro sei certo di poter dare qualcosa all’azienda a cui scrivi, sei convinto di poter fare la differenza all’interno di quella squadra, vuoi essere il numero 10 che fa gol e fa vincere la partita.

Dare prima di avere. Che non significa lavorare gratis, ma cercare di imparare nel più breve tempo possibile, donare il proprio valore, il proprio talento, il proprio tempo come investimento del proprio futuro nell’azienda in cui vorrai lasciare il segno.


 

Forma e sostanza

Non c’è cosa più spiacevole, almeno per me, che ricevere un curriculum con errori di ortografia o grammatica. Non stai scrivendo un libro, ma poche righe che ti possono cambiare la vita, o almeno i prossimi anni. Rileggi, fatti aiutare se hai dubbi, l’italiano non è importante, è fondamentale. Da questo “dettaglio” non passa soltanto la tua preparazione scolastica, passa l’attenzione ai dettagli, la cura delle cose, il pensiero dietro un’azione. Un’impaginazione equilibrata, un font leggibile, colori armonici tra loro, sono tutti dettagli che fanno la differenza, che lasciano capire chi c’è dietro quelle scelte.

Nel nostro caso, ad esempio, non stai scrivendo ad una multinazionale che produce bulloni (per la quale c’è anche un modo di scrivere) ma stai scrivendo ad un’agenzia creativa. Queste cose le guardiamo per inclinazione naturale, fa parte del nostro modo di essere.

Al contrario, esagerare in esercizi di stile per dimostrare forzatamente qualcosa che di naturale ha ben poco, è un altro aspetto che va considerato e possibilmente limitato. Curriculum che sembrano elaborati grafici, stili forzati di scrittura creativa, un’infinità di lavori o progetti universitari per le multinazionali più blasonate, affrontati in un gruppo di 5 studenti, per cui ti hanno dato materiale pronto e di cui tu hai fatto solo un decimo del lavoro. Non funziona.

Lavorare nel mondo della creatività significa che questa deve essere parte di noi. Dobbiamo svegliarci con la creatività, addormentarci con la creatività, cercare idee e stimoli in tutto ciò che osserviamo, che leggiamo, che guardiamo. Ogni cosa che ci circonda è uno stimolo per un’idea. Se abbiamo un’idea – a me capita tipicamente di notte – non riesco più a dormire e devo fissarla in qualche modo, sulla carta, sul telefono, al computer, ovunque.

Non cercare di sembrare creativo a tutti i costi, cerca di essere te stesso. Ma fallo in modo vero. Non scrivere un elenco di competenze o di programmi che sai usare. Racconta chi sei.

La creatività è un’attitudine abbastanza innata. Si può coltivare, educare, accrescere, ma alla base c’è una predisposizione naturale verso il gusto estetico, che quando viene naturale si riconosce da quando è invece forzata.


 

Conosci le aziende a cui scrivi

ricerca del lavoro in azienda

Nei casi più fortunati le e-mail che arrivano sono rivolte a noi e solo a noi, magari un copia-incolla dove viene cambiato solo il nome accanto a Spett.le “Circle Studio”, ma almeno apprezziamo lo sforzo. Nei casi intermedi c’è lo “Spettabile Azienda” per andare in velocità, con il tuo indirizzo in CCN, e nei casi più rocamboleschi e maldestri gli indirizzi di tutti i destinatari sono inseriti nel campo “A:” e questa credo sia l’apoteosi dell’essere approssimativi.

Conoscere le aziende, selezionarle, non sparare nel mucchio inviando trecento email ad altrettanti indirizzi “info@“ o “alla cortese attenzione del direttore del personale”, è fondamentale per mostrare la propria motivazione. Se si tratta di una piccola azienda, probabilmente non avrà un “Responsabile del personale”. Sono sfumature, dettagli che sembrano inezie ma sono estremamente importanti per selezionatori attenti e persone con una certa visione.

Esistono strumenti (due tra tanti, Atoka e Hunter, oltre a LinkedIn) per potersi mettere in contatto con le persone giuste all’interno delle aziende. Sono strumenti potenti e vanno utilizzati nel modo giusto.

Sparare nel mucchio spesso significa che in azienda arrivano profili fuori target, che non hanno visto attentamente di cosa si occupa l’azienda e si propongono per qualcosa che non potrà trovare posto all’interno di nessuno dei comparti aziendali.

La frustrazione di molti nello scrivere senza ricevere risposta è percepibile in e-mail sempre più spersonalizzate, in una ricerca di lavoro sempre più scazzata e disperata. Chi ti legge per la prima volta però non sa i tuoi retroscena e tu ti stai giocando la tua opportunità.


 

Le aziende ti conoscono oltre il cv

Nell’epoca dei social è naturale che un’azienda interessata vada a scandagliare un po’ oltre quello che trova scritto nel curriculum che riceve, dove si tessono naturalmente le tue lodi e si evidenziano le tue doti più significative. Soprattutto nel settore della creatività e del digitale, i potenziali candidati sono spesso all’interno di diversi social su cui promuovono la propria attività. Molti inseriscono i link ai propri canali social all’interno del curriculum. Negli altri casi una breve ricerca e un rapido incrocio di qualche dato ed ecco qua che il profilo viene subito trovato.

Se sei nel periodo in cui stai cercando lavoro, usa i tuoi social in modo professionale. Cura i tuoi canali. È finito il tempo dei social per pubblicare i contenuti del tuo svago più personale e poco attinente alla tua sfera professionale. Se nel fare personal branding vuoi mettere sui social la tua vita privata, fallo pure, ma c’è sempre un modo per farlo. Le aziende vedono anche questo. Se non ti piacciono i social, fatti un sito web. Se non hai tempo o voglia meglio non usare i social, ma se li usi fallo nel modo giusto.

Usa sempre LinkedIn. Nel mondo della comunicazione, della creatività e del digital compila il tuo profilo su Behance, guarda i siti di riferimento dei premi e delle competizioni; segui i canali social dei designers, vista YouTube, iscriviti ai canali giusti. C’è un mondo di roba interessante.

Chi riceve il tuo curriculum e lo trova interessante vuole saperne di più, vuole vedere i tuoi lavori, vuole capire come ti muovi online. Prima di chiamarti per un eventuale colloquio, viene fatta altra ricerca oltre la tua candidatura.


 

Ma quindi cosa cercano le aziende?

lavorare in azienda

Se hai letto fin qui sarai ora curioso di sapere cosa cerca allora un’azienda in un potenziale candidato da assumere.

Personalmente credo che le cose che ho scritto finora abbiano una rilevanza di base nella scelta di un candidato. Sono aspetti che dovrebbero essere imprescindibili in ogni candidato: scrivere correttamente, curare la forma e avere sostanza, selezionare le aziende, scrivere in maniera mirata e così via.

Ciò che più conta, a mio parere, è la prospettiva con cui ci si candida per un posto di lavoro.

È vero, è difficile avere visione o prospettiva a vent’anni. È difficile avere una visione matura e focalizzata sul proprio futuro in questa o un’altra azienda, in questo o un altro settore. Ma non è difficile avere una visione matura e focalizzata nell’approccio, serio, professionale e ambizioso, al mondo del lavoro, qualunque esso sia, in qualunque settore e a qualsiasi livello.

In altre parole è importante lo spirito con cui si affronta il lavoro, prima ancora del lavoro stesso. Lavora come se l’azienda fosse tua. Sii serio, preciso, puntuale, attento, sveglio.

Studia quando torni a casa. La formazione in azienda – quando c’è – è il minimo indispensabile per sopravvivere o per svolgere una mansione. A casa devi fare il resto, devi guardare l’altra faccia della luna per conoscerla tutta. La cosa importante è il processo, non il risultato. Non ora.

Il compenso è importante, fondamentale per poter parlare di lavoro, ma non è tutto. Uscire dall’università non significa saper lavorare in azienda. Aver fatto un corso non significa aver assunto un metodo di lavoro. Ogni azienda ha il suo. Usa la testa. Sempre. In azienda ascolta almeno il doppio di quanto parli (è per questo che abbiamo due orecchie e una bocca – dicono). Non aver paura di sbagliare ma cerca di non fare errori di distrazione. Fai errori di mancanza di esperienza, ma evita errori di superficialità. Vai in profondità nelle cose. Entra nei processi aziendali nel più breve tempo possibile. Coltiva la tua creatività, apri la tua mente, connetti i puntini di ogni cosa che vedi. Conosci più cose possibili. Pensa al tuo lavoro ogni minuto della tua vita. Resta concentrato. Se hai fame di lavorare, voglia che sia lunedì, se non puoi restare a letto se hai un’idea in testa, se il tempo non conta, se i tuoi soldi li vuoi investire nella tua formazione e nella tua crescita, se ami ciò che fai e questa è la molla che ti fa alzare la mattina con entusiasmo, allora sei sulla strada giusta.

Lavora per accrescere il valore dell’azienda per cui lavori. È un modo per far crescere te stesso e le tue competenze, la tua professionalità, non vederlo come il modo per arricchire le tasche dell’imprenditore. Se sei un imprenditore dentro, il tuo talento prima o poi verrà fuori e costruirai qualcosa di tuo; ringrazierai chi ti ha dato l’opportunità di fartelo scoprire e ringrazierai te stesso per i sacrifici fatti.

Un buon curriculum insomma ti potrà aiutare ad entrare in azienda, ma tutto il resto ce lo devi mettere tu, ogni giorno. Un buon curriculum è come il trailer di un film: deve invogliare a guardare tutto il film. È un’ottima opportunità, deve essere fatto al meglio, ma poi il film dev’essere all’altezza per avere successo.

Entrare in azienda è un’opportunità incredibile di crescita, è il tuo vero accesso verso il mondo del lavoro, la tua possibilità di far emergere il talento, le competenze, di costruire il tuo lavoro e il tuo futuro. Sfruttala con entusiasmo, umiltà, passione, spirito di sacrificio. Ne varrà la pena. È un viaggio bellissimo.

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