Il racconto gastronomico

Quando parole e immagini si fondono in un’esperienza. Storia di una giornata con Lorenzo Sandano e Alberto Blasetti

La scorsa Domenica, 25 Aprile, ho partecipato ad un interessante Workshop di Scrittura e Fotografia tenuto da due giovani ma tra i più cazzuti talenti del settore enogastronomico in Italia: Lorenzo Sandano (in arte Linguini) e Alberto Blasetti, nella cornice mozzafiato dell’Azienda Agricola Francesco Cirelli, immersa nel verde della Riserva Naturale dei Calanchi di Atri (Teramo).

CHI SONO LORENZO E ALBERTO

Lorenzo, romano classe ’91, un diploma sul FooDesign e un percorso di studi allo IED in Organizzazione Eventi e Marketing. Background rap e penna eclettica oggi prestata a Cook Inc. e L’Espresso dopo numerose collaborazioni con guide e altre riviste di settore. La sua dialettica conquista, la semplicità con cui racconta e si racconta, disarma. Dai suoi occhi arriva una bella sensibilità, una di quelle che si emoziona per un piatto, per un sapore, per ogni esperienza.

Soprattutto quelle vissute con l’amico e collega Alberto, classe ’86 originario di Avezzano ma romano d’adozione, formazione da filosofo e sguardo buono e curioso, ormai votato alla fotografia e in particolare quella del food, per passione e per trasporto, già, perché questo mondo ti conquista. Alberto è autore di autentici ritratti di chef e di piatti in giro per il mondo per i più importanti magazine e pubblicazioni. Compagni non solo di merende, ma di pranzi, cene e tanti chilometri, Lorenzo e Alberto ci accompagnano nel racconto di alcune delle loro esperienze più belle, per trasmetterci come scrittura e fotografia si fondono in quello che loro chiamano Racconto Gastronomico, in cui le parole e le immagini si completano e si raccontano a vicenda.

EMPATIA E PARKOUR

Grazie al mio lavoro in Circle e ai miei trascorsi dietro ad una macchina fotografica, arriva forte l’emozione e il trasporto del racconto di Lorenzo e Alberto. Dall’assegnato – così si dice in gergo quando un committente ti assegna un lavoro da portare a casa – alla consegna, quante cose da studiare, valutare, preparare, quante problematiche da risolvere. Preparazione e improvvisazione, che a loro piace chiamare parkour; caos e cosmos, come componenti necessarie per un racconto autentico, senza troppi filtri. Sensibilità ed empatia come base fondamentale per incarnare in modo corretto il racconto – fotografico e testuale – di un piatto e dello chef che lo ha pensato e realizzato, tutto questo porta all’emozione – e soddisfazione – di vedere il proprio lavoro stampato su un magazine e pubblicato, per il godimento del lettore finale. Già perché in tutto il processo non bisogna mai perdere la bussola che ci porta alla meta: il lettore. È infatti per lui (o lei) che dobbiamo concepire il racconto che, attenzione, non sarà mai completamente oggettivo, in quanto sempre portatore di un filtro personale di opinioni, sensazioni, sfumature colte in quel momento sotto quelle condizioni. Sarà però tanto autentico quanto più profonda è l’empatia e la comunione d’intenti: il racconto di un’identità.

LA TAVOLA CHE UNISCE

La mattinata scorre rapidamente tra aneddoti, esperienze e consigli. Siamo circondati – con rigoroso distanziamento – da una natura di un verde intenso. Francesco Cirelli è un padrone di casa come sempre eccellente. Presente ma un passo indietro, non si fa cogliere impreparato e ci sorprende con una carica di energia direttamente da Guardiagrele: le Sise delle Monache di Emo Lullo, un dolce e soffice buongiorno che ci fa sentire definitivamente a casa.

Il racconto continua, mentre tre assi abruzzesi della cucina arrivano e si mettono a proprio agio nella cucina di casa Cirelli. Sono Gianni Dezio (Tosto, Atri), Arcangelo Tinari (Villa Maiella, Guardiagrele) e Mattia Spadone (La Bandiera, Civitella Casanova). Già protagonisti della giornata precedente – occasione di presentazione del libro di LorenzoCento piatti da assaggiare una volta nella vita” – anche oggi sono pronti a sorprenderci.

Nell’attesa del pranzo, Francesco ci guida in una visita dell’Azienda Agricola, raccontandocene le origini, nel 2003, e la sua trasformazione avvenuta nel corso degli anni, fino a farne una vera e propria residenza di eccellenze tra vini in anfora, coltivazioni biologiche e animali allevati in modo sano e sostenibile.

Il pranzo inizia con l’apertura delle “cloche”, che per l’occasione ospitano una varietà di salumi di maiale nero dell’Agricola Cirelli, lavorati dall’Azienda Fracassa e accompagnati dal pane (di saragolla, fatto da Spadone) e olio, rigorosamente locale. A seguire un tradizionale “bis di primi”, scientemente definito “anni ’80” ma che di anni ’80 sa molto poco. Ad affiancarsi sono due tortelli: quello di Gianni Dezio, ripieno di Pecorino di Atri, fonduta di pecorino, fave fresche e olio aromatizzato alla buccia di fava, e quello di Mattia Spadone, con anatra all’arancia, burro, spuma di caciocavallo e polvere di arancia essiccata, presentato all’interno di un’arancia cava e disidratata.

Sapori delicati ma pieni e avvolgenti. È il primo ritorno ad una cucina non casalinga e non d’asporto dopo il lungo periodo di chiusura dei ristoranti. L’emozione è ancora più forte.

Accompagnati dal Cerasuolo in Anfora di Cirelli, arriviamo al maiale nero, sapientemente aromatizzato e cotto alla brace dal “mastro delle carni” Arcangelo Tinari, che lo accompagna con due contorni della tradizione: peperoni e pizz’ e foje (una pizza non lievitata di granoturco sbriciolata con la verdura mista cotta e ripassata in padella).

Infine è il turno di un assaggio d’obbligo per chi passa in terra d’Abruzzo: l’arrosticino. Preparato a mano da Mattia Spadone e la sua famiglia, l’arrosticino originale è tagliato e infilato a mano, cotto alla brace resta morbido e succoso. Fuori classifica.

Colpo di teatro, il dessert. Con la base di un gelato al cioccolato fondente della nuova gelateria Patabom di Guardiagrele, di Matteo Zuccarino, Gianni Dezio improvvisa, come in un concerto jazz, un dessert con gelato, frutti rossi e crumble salato, per un’esplosione di gusto che apre definitivamente le papille gustative in un viaggio gastronomico che vorresti non finisse mai.

DALLA TEORIA ALLA PRATICA

Il pomeriggio riprende con la parte pratica del workshop. Divisi in due gruppi (fotografia e scrittura) scelgo di restare ad ascoltare Lorenzo, per capire di più le caratteristiche del racconto gastronomico dal punto di vista del testo, occupandomi già un po’ di fotografia sono curioso di osservare l’altro lato della luna.

Lorenzo è un vulcano attivo: ci parla della struttura del testo, delle fasi da attraversare per costruirlo, degli errori da evitare, delle cose da maneggiare con cura e così via. Dimostra competenza e passione, studio e capacità creativa.

È uno di quei ragazzi che piacciono a me: quelli che si impegnano, che capiscono il valore della preparazione, che colgono il proprio talento e lo sanno mettere a frutto, con dedizione, giorno dopo giorno.

Faccio un salto anche da Alberto, perché quando vedo flash, pannelli riflettenti e sento parlare di ISO, tempi e diaframmi, mi continuano a brillare gli occhi. Anche Alberto è fortemente appassionato, competente e sensibile, dote necessaria per fare bene questo lavoro. Avrei voluto seguire anche lui… Magari la prossima volta.

CIRELLI, BUONA LA PRIMA

Evento più che riuscito, quello organizzato da Francesco e il suo staff, guidato da Giovanni e Agnese con una professionalità e una visione che vanno oltre l’Abruzzo cui – purtroppo ancora spesso – siamo abituati.

Non c’è niente da fare, la tavola unisce sempre, azzera le distanze (tranne quelle anticovid) e crea condivisione.

In questa giornata faccio il pieno di belle emozioni: la vista di un verde intenso, il gusto e il profumo di un percorso enogastronomico avvolgente, il suono e il contatto con la natura. Porto a casa la voglia di tirare fuori di nuovo la reflex, belle conoscenze di persone che da diverse parti d’Italia sono qui per lo stesso motivo e per la stessa passione.

Dopo i 12 mesi più strani di sempre, questo evento ci ha ridato speranza e fiducia. Alla fine carico in macchina anche qualche bottiglia di Cirelli, mi rimetto in viaggio e torno a casa dalla mia famiglia, come dopo ogni bella occasione, grato e arricchito. In attesa della prossima volta.

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